La calcolosi renale,
o urolitiasi, è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza
di uno o più calcoli di dimensioni variabili,contenuti all’interno
delle cavità escretrici del sistema urinario.
Quando è formata da
cristalli di dimensioni molto ridotte, come granelli di sabbia,
prende il nome di renella, ed è formata soprattutto da urati
e fosfati.
I calcoli urinari si
formano tipicamente nel rene e possono spostarsi all'interno del
apparato urinario fino a lasciare l'organismo insieme al flusso di
urina.
Se un calcolo
diventa più grande di 5 millimetri, può causare il blocco
dell'uretere con un
conseguente forte
dolore nella parte bassa della schiena o dell'addome che si estende
fino all’inguine (colica renale).
La colica è
comunemente accompagnata da stimolo urinario, irrequietezza,
ematuria, sudorazione, nausea e vomito. Si tratta tipicamente di
fitte della durata variabile tra i 20 e
i 60 minuti, causate dalle contrazioni peristaltiche dell'uretere che
tenta di espellere il
calcolo.
In caso di coliche
renali è necessario oltre al riposo a letto un’abbondante
introduzione di liquidi per os o per via parenterale se c’è
vomito: 3-4 l/die.
L’assunzione di
analgesici quali ketorolac (Toradol) o in alternativa
Diclofenac (Voltaren) 75 mg è necessaria per il controllo del
dolore.
Altresì è indicata
l’assunzione di spasmolitici Es. Buscopan, Genurin 1-2 f ev
o im seguite da 1-2 fiale diluite in flebo in caso di
somministrazione di liquidi.
Risolta la fase
acuta, si cercherà di favorire l’eliminazione del calcolo mediante
introduzione di grandi quantità di liquidi associati a spasmolitici
(colpo d’acqua), se non si ottengono risultati si potrà
ricorrere a cateterismo ureterale ed estrazione tramite estrattori o a litotrisia.
Il rischio di
calcolosi renale è del 20% negli uomini e del 5-10% nelle donne
(Nakada, Current Therapy 2003). Dopo il primo episodio il rischio di
recidive, senza terapia, è del 50% a 5 anni e del 70% a 10 (Pearle,
Current Therapy 2004).
Un’adeguata terapia invece, riduce le recidive anche del 90%.
Un’adeguata terapia invece, riduce le recidive anche del 90%.
Prevenzione:
Un'abbondante
introduzione di liquidi (in particolare acque oligo-minerali) da
somministrare anche durante la notte è la prima accortezza da prendere. La diuresi giornaliera, che dovrà essere minimo di 2 litri
anche se 3-4 sono preferibili infatti una diuresi di 2-3 l/die, riduce
l’incidenza di calcolosi renale del 75% (Pearle, Current Therapy
2004).
L’assunzione
di Soluzione Schoum può aiutare nel caso di infiammazioni
urogenitali legate ad una tendenza litiasica, oltre a favorire la
diuresi per la sua blanda azione diuretica;
Evitare farmaci
che favoriscono la formazione di calcoli quali
gli inibitori delle proteasi: Indinavir;
Una dieta in rapporto
alla natura dei calcoli aiuta ad evitare eventuali recidive (vedi
sotto)
Terapia specifica suddivisa per tipologia di calcoli:
Dieta: Limitazione dei cibi carnei compresi i pesci.
Evitare cioccolata, fagioli, piselli, spinaci, tè, caffè e vino.
Saranno permessi: caffè decaffeinato, frutta, formaggi, latte,
latticini e uova.
Terapia: Alcalinizzanti urinari possono sciogliere calcoli già formati. È preferibile utilizzare il citrato di potassio contenuto nell’Uralyt-U alle dosi di 10-30 mEq/12h o 4 misurini/die. Il pH dovrà essere elevato > 6,5, ma < 7, per evitare precipitazione di fosfati (Troxel, Current Therapy 2002). Ad un pH di 5 l’urina può contenere disciolti 60 mg di urati/litro, a pH 6 ne può contenere 220 mg.
In caso di iperuricemia ed escrezione urinaria di acido urico
> 750 mg/die nel uomo o > 600 mg/die nella donna o > 11
mg/kg/die (Pearle, Current Therapy 2004) bisogna somministrare
Allopurinolo Zyloric cps 100-300 mg, bust 300 mg, alle
dosi di 300-600 mg/die.
I calcoli possono sciogliersi in 3-6 mesi di terapia, dopodiché può
essere sospesa, a meno che il paziente non abbia gotta, tumore,
ileostomia.
- Fosfato e/o Ossalato di Calcio: Incidenza del
5-10% per il Fosfato e 70-80% per l’Ossalato di calcio (i più
comuni)
Dieta: Diminuire l’apporto di calcio (latte e latticini) con la dieta ed ingerire molti cereali ricchi di acido fitico che legandosi al calcio, forma un composto insolubile e non assorbibile. Il calcio della dieta non deve essere ridotto < 0,4 gr/die, altrimenti aumenta l’escrezione renale di ossalato e diminuisce quella del pirofosfato (Cooper, Current Surg. Diag. & Treat. 2003).
La restrizione del Sodio < 100 mEq/die ,invece, riduce l’assorbimento intestinale del calcio e associata alla restrizione delle proteine animali sarebbe più efficace della restrizione del calcio nella prevenzione dei calcoli di ossalato (Borghi, N. Engl. J. Med. 346, 77;2002).
Evitare eccessi (> 1 gr) di vitamina C che, in alcuni casi, può
essere metabolizzata ad ossalato. Sconsigliabili cibi quali
cioccolata, spinaci, cavoli, pomodori, piselli, rabarbaro, asparagi,
tè, aranciata, limonata, coca-cola, pompelmo, tutti ricchi di
ossalati che, in assenza del calcio, rimangono nella forma
assimilabile provocando iperossaluria.
Terapia: I diuretici Tiazidici riducono la calciuria
del 50% aumentando il riassorbimento di Calcio nel tubulo distale. Idrocloratiazide (Esidrex) 25-50 mg/die, (il massimo effetto si
ha in 1-2 settimane). Efficaci nel 90% dei casi.
Entro 5 anni l’effetto si riduce. Una dieta iposodica ne potenzia
l’effetto.
L’assunzione di fosfato acido di potassio 2-6 gr/die. Diminuisce
l’assorbimento intestinale del calcio e quindi la calciuria.
Controindicato in caso di insufficienza renale. Effetti collaterali:
dispepsia e diarrea. Se compare diarrea diminuire le dosi. Iniziare
con piccole dosi dopo i pasti. Controindicazioni: ulcera peptica e patologia colica.
I citrati sono potenti inibitori della formazione di calcoli
di ossalato di calcio e una ipocitraturia c’è nel 40% della
calcolosi di calcio.
L’ipocitraturia può essere dovuta ad acidosi tubulare
renale, esercizi fisici estremi, diarrea cronica ecc. Se i livelli
di citrato sono < 320 mg/die sarà utile aggiungere delle
spremute di limone nell’acqua che si beve. Utile anche il
citrato di potassio, 40-60 mEq/die, che determina una
aumentata escrezione renale di potassio e citrati.
-Cistina hanno un incidenza
dell’ 1-2%
Dieta: deve essere il più possibile povera di metionina,
precursore della cistina, quindi bisogna evitare uova (specie l’albume), carne di vitello e maiale, latte vaccino,
aringhe e frutta secca.
E’ importante un’ abbondante assunzione di acqua duranti i pasti
e al momento di coricarsi fino ad ottenere una diuresi di 3 litri/die
e alcalinizzanti (fino a 2 gr di bicarbonato o 40 mEq di citrato di
potassio) al fine di mantenere il pH urinario > 7,5 .
Utile anche il citrato di potassio perchè determina una aumentata
escrezione renale di potassio e citrati (Joel, Current Therapy 2005).
È la cosa più importante che rende spesso non necessaria la terapia
medica.
Terapia: Bisogna mantenere la cistinuria < 200 mg/L.
Tiopronina o α-mercapto propionylglicina (Thiola) cpr 250 mg, f
im ev 100-250 mg. E’ di scelta anche se è più efficace nella
prevenzione che nel trattamento. Lega la cistina e ne aumenta la
solubilità, ha scarsi effetti collaterali quindi preferibile
rispetto alla d-penicillamina impiegata in passato (Joel, Current
Therapy 2005). Dose: 0,5-1 gr/die in modo da mantenere la
concentrazione urinaria di cistina < 300 mg/L. È indicata se la
cistinuria è > 800-1.000 mg/die e la terapia idrica e
alcalinizzante è inefficace (Pearle, Current Therapy 2004).
D Penicillamina Pemine è capace di trasformare la cistina in
sostanza solubile, ma spesso è mal tollerata (rash, proteinuria,
agranulocitosi, artralgie, febbre) e quindi raramente impiegata. Ogni
grammo è in grado di solubilizzare 3 gr di Cistina.
-Struvite o fosfato triplo ammonio-magnesio e carbonato di calcio
apatite
Sono frequenti nelle donne con infezioni recidivanti e persone con
patologie predisponenti alla stasi urinaria. Si formano, infatti, in
urine alcaline per infezioni da batteri produttori di ureasi
(Proteus, Klebsiella, Pseudomonas, Serratia). Si verifica una
sovrasaturazione di fosfato di calcio, ammonio e magnesio che
precipitano sotto forma di cristalli di struvite a cui spesso si
associano idrossiapatite (fosfato di calcio diidrato) e carbonato di
calcio.
Fondamentale è la terapia mirata delle infezioni urinarie. Spesso occorre rimuovere tutti i calcoli per debellare l’infezione. Gli antibiotici andranno mantenuti per 6-12 mesi.
Fondamentale è la terapia mirata delle infezioni urinarie. Spesso occorre rimuovere tutti i calcoli per debellare l’infezione. Gli antibiotici andranno mantenuti per 6-12 mesi.
Un eventuale terapia chirurgica di anomalie delle vie urinarie e
rimozione dei calcoli presenti spesso è necessaria. Altre
accortezza: Ridurre l’apporto di Mg evitando antiacidi e lassativi
che lo contengono. Mantenere la fosfaturia < 500 mg/die con la
dieta e idrossido di alluminio.
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