Lo sviluppo e l’impiego degli
antibiotici, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ha
rivoluzionato l’approccio al trattamento e alla prevenzione delle
malattie infettive e delle infezioni ritenute in passato incurabili.
Tuttavia la comparsa di
resistenze agli antibiotici è al momento più veloce dello sviluppo
di nuove molecole.
Negli anni,
l'antibiotico-resistenza è diventata sempre più importante,
soprattutto per quanto riguarda ceppi batterici la cui sensibilità a
certi farmaci sembrava indiscussa (ad esempio Salmonella e
cloramfenicolo); una delle principali cause di questa tendenza è un
uso improprio degli antibiotici.
Distinguiamo 2 diversi tipi di
resistenza:
naturale o innata → un
esempio è quella dei micoplasmi che, non avendo parete cellulare,
hanno una resistenza verso gli antibiotici che hanno la parete come
target specifico (vedi penicilline, cefalosporine ecc.)
acquisita,
che è generalmente scatenata da una precedente esposizione del
batterio patogeno all'antibiotico, e si attua secondo diversi
meccanismi. Tra cui: la modifica del target batterico, la produzione
da parte del batterio di enzimi inattivanti l'antibiotico, la ridotta
permeabilità all'antibiotico, e l'efflusso attivo che induce
l'uscita dell'antibiotico stesso dalla cellula grazie ad un sistema
di pompe attive.
Cause:
Il problema della resistenza agli
antibiotici è complesso poiché fondato su molteplici fattori:
l’aumentato uso di questi farmaci (incluso l’utilizzo non
appropriato), la diffusione delle infezioni ospedaliere da
microrganismi antibiotico-resistenti (e il limitato controllo di
queste infezioni), un aumento dei viaggi internazionali e quindi una
maggiore diffusione dei ceppi.
L’uso continuo degli
antibiotici aumenta la pressione selettiva favorendo l’emergere, la
moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti. Difatti l'uso
eccessivo di antibiotici come la penicillina e l'eritromicina, che un
tempo erano considerate "cure miracolose", sono state
associate con la resistenza emergenti dal 1950. Il problema è
ulteriormente aggravato dalla auto-prescrizione di antibiotici da
parte di individui che ne assumono senza la prescrizione di un
medico. Anche un inappropriato trattamento antibiotico costituisce
un'altra comune forma di abuso di antibiotici. Un esempio comune è
la prescrizione e l'assunzione di antibiotici per trattare le
infezioni virali come il raffreddore comune, su cui non hanno alcun
effetto.
L’antibiogramma:
È molto importante, specialmente
in ambito clinico, eseguire l'antibiogramma, vale a dire la
valutazione in vitro della sensibilità batterica ai
chemio-antibiotici.
L'antibiogramma è un metodo che
consente di valutare l'entità dell'efficacia di un antibiotico su
microorganismi isolati, cioè tolti dal loro ambiente di infezione e
portati in un terreno di coltura.
Principali procedimenti
dell'antibiogramma:
-
Viene prelevato un campione di fluido corporeo dal paziente (urine, feci, saliva, tampone oro-faringeo) e si isolano i microorganismi presenti in terreno di coltura, omogeneizzandoli il più possibile in maniera tale che le varie colonie siano costituite dallo stesso tipo di batterio;
-
si preleva una di queste colonie e la si trasferisce in un altro terreno di cultura, omogeneizzando il più possibile i microorganismi presenti nella superficie del terreno;
-
una volta formatesi delle colonie si prende uno strumento, dotato di piccoli cilindri all'interno dei quali sono presenti dei dischetti imbevuti di antibiotico (naturalmente ogni dischetto sarà imbevuto di un determinato antibiotico in modo tale da analizzare l'entità dell'efficacia di vari antibiotici contemporaneamente);
-
questi dischetti vengono fatti scivolare sulla superficie del terreno, in maniera tale da far diffondere il farmaco nell'agar;
-
si noterà la formazione di zone di "non crescita" attorno ai vari dischetti, dette aloni di inibizione, provocate dall'antibiotico, diffusosi nell'agar. Il quale ha inibito la crescita batterica, determinando, appunto, la formazione di tali aloni. Quindi, maggiore è l'ampiezza dell'alone di inibizione di un certo antibiotico, maggiore sarà l'efficacia di quell'antibiotico verso quel microrganismo.Limitazioni di tale procedura: l'antibiogramma tuttavia, presenta un limite importante, richiede molto tempo (circa due-tre giorni) in modo tale da permettere la crescita delle colonie. Perciò tale metodo non si può utilizzare in caso di emergenze, nelle quali si utilizzano inizialmente antibiotici a largo spettro.
Definizione
di resistenza batterica:
Dal
punto di vista strettamente biologico, i termini sensibile
e resistente
esprimono la capacità o meno di un microrganismo
di moltiplicarsi in presenza di una data concentrazione del farmaco.
Da
un punto di vista clinico, un microrganismo
può essere considerato sensibile ad un antibiotico se indagini
condotte in vitro
suggeriscono che un paziente infettato da quel microrganismo
ha, probabilmente, la capacità di rispondere favorevolmente al
farmaco, se somministrato in quantità appropriata. Il termine
resistente pertanto implica che l'infezione,
probabilmente, non risponde a tale terapia.
Nella
pratica, il grado di sensibilità viene spesso definito
quantitativamente come la più bassa concentrazione di antibiotico
capace di inibire la crescita di un microrganismo.
Tale concentrazione è nota come Concentrazione
Minima Inibente
(MIC)
cioè la minima concentrazione di un antibiotico che permette la
completa inibizione, o quasi, della crescita batterica in determinate
condizioni.
Casi
particolari:
In
genere gli antibiotici, inibendo la riproduzione batterica per un
periodo abbastanza lungo, permettono all'ospite di rimuovere,
mediante i suoi meccanismi naturali di difesa, il batterio
patogeno dalla sede
d'infezione.
Se tali meccanismi dell'ospite non funzionano in maniera ottimale (ad
esempio in soggetti immunocompromessi) l'infezione
potrebbe non essere influenzata dalla terapia o potrebbe rispondere
temporaneamente e ricomparire dopo la sua sospensione. In questi casi
potrebbe essere più opportuno valutare la
concentrazione
minima battericida
(MBC)
vale a dire la minima concentrazione di un antibiotico in grado di
uccidere il 99.9% della popolazione batterica iniziale.
Numerosi
dati statici danno ragione alla crescente preoccupazione, che
l’antibiotico resistenza desta sempre più in ambito sanitario. E’
quindi, di fondamentale
importanza l’uso
razionale del farmaco,
da parte del cittadino. Come la
promozione di campagne informative, con la finalità di educare il
cittadino alla consultazione del proprio medico generico o farmacista
di fiducia prima di intraprendere una qualsiasi terapia antibiotica.
Evitando così un’automedicazione, che può diventare pericolosa.